lunGrabbe
Alcune Architetture di Napoli
Il teatro di lunGrabbe nelle architetture napoletane 2003-2013
di Domenico Mennillo
edizioni Morra/e-m arts
Una mappa per la memoria
di Loredana Troise e Raffaella Morra
Nel tempo del disincanto, della demitizzazione e dell’indiscrezione, dove pare non ci sia più spazio per innalzare alcun monumentum aere peremnius, lunGrabbe si fa testimone della conquista del Senso; manovra frammenti e barlumi che rimandano al tutto facendolo solo intuire; delinea una galassia di schegge dalle parabole possibili. Quelle traiettorie che, come ha ricordato Baricco, sono i graffiti in cui è iscritto il codice del moderno. Specchio di questa deflagrazione ricca di senso è la base della strategia interpretativa di Domenico Mennillo che, attraverso un'originale metodologia ermeneutica, riesce a trasformare l'arte in un problema teorico. Partendo da una salda formazione analitica e critica, Mennillo si muove con agilità sulla superficie della storia, considerandola non come un museo, ma come una vetrina nella quale sono esposte produzioni fascinose, che si rimodulano ininterrottamente con pratiche differenti.
Basta sfogliare questo volume per assistere al comporsi di un vero storyboard, il cui protagonista è il pensiero, inteso come impasto di natura antica e di civiltà avanzante, scalfito a volte da presenze inquete. Un quasi-film muto, basato sul ricorso ad alcune tecniche cinematografiche: l'inquadratura, che consente di isolare alcuni brani del reale; la messa in scena, che indica l'attimo in cui si indugia su un determinato lembo di mondo; l'esposizione, che permette di porre in rilievo alcuni elementi dell'insieme; e la chiusura, che riconduce la vastità del visibile all'interno di una cornice. Con disinvoltura, Mennillo attinge a un vasto arsenale di occasioni colte, con cui tende verso la terra promessa, la perfezione, consapevole tuttavia del fatto che, nel nostro tempo, l’ordine è una compagine molto difficile da ricercare e conquistare. Ciò che sopravvive alla peggiore barbarie è perché generazioni di individui non riescono a farne a meno e perciò vi si aggrappano con tutte le forze. Le parole di Coetzee possono guidarci in questo viaggio segnato da inattese rivelazioni, da sorprendenti melanconie, da produttivi ricordi. Una passeggiata che ci consente di parlare di
ordre come di un' ideale tendenza, talvolta velata di nostalgie e di ripiegamenti. È una storia che narra di un artista apocalittico che non ha mai accettato di integrarsi. Di una sofisticata personalità, che ha scelto di affrontare
una difficile sfida: dialogare con il pericoloso universo dell'Arte. Soffermarci, ad esempio, su alcuni significativi frames sempre legati ad uno sperimentalismo mai facile e immediato.
Primo frame
il Teatro Sonoro
Capace nel portarsi fuori da consuete reti disciplinari, lunGrabbe sceglie non solo la letteratura, ma anche la fotografia, i film, gli elzeviri, le annotazioni, le lettere. E la musica. Assembla un archivio nel quale compie una presentazione sinottica in cui letture e sonorità svelano l' inconscio delle immagini. Sperimentando una metodologia basata sull' intreccio tra linguaggi, elabora un inventario che rivela un atteggiamento tassonomico, sommatorio. Situa sul medesimo piano temporalità lontane: ricordo e attualità. Non segue una narrazione progressiva ma una cartina di dissonanze, fondata non sulle similitudini, ma sulle connessioni tra le strutture: solo l'accostamento tra idee intimamente vicine, anche se di epoche lontane, può far sorgere imprevisti significati.
Assistiamo alla migrazione di motivi, di ipotesi, di composizioni da un artista a un altro, a un altro ancora: Deleuze, Bacon, Klein, Villa, La Monte Young.
Un percorso fatto di scene in cui si ridefiniscono radicalmente l'ordine delle cose dei luoghi e del tempo. Ci imbattiamo in note dissezionate, in spazialità destrutturate, in temporalità decostruite. Ad accomunare le creazioni del Teatro Sonoro è il bisogno di frantumare ogni omogeneità: si disarticola il mosaico del visibile in tanti fotogrammi. Il teatro non può più essere considerato come una prigione.
Il presente non è un'immagine immobile e il passato non è intonsa creatura. È uno scrigno da perlustrare con intelligenza: un testo complesso che, per segmenti, si vuole ricondurre dentro il presente. Delle flâneries attraverso le stanze della storia restano sequenze di orme, in cui quelle originarie non possono essere distinte dalla altre. Arabeschi di impronte, di metamorfosi, di accadimenti. Il Teatro ora si manifesta come una cartografia compiuta. Una cosmogonia pronunciata attraverso uno spazio praticato, incrinato da conflitti, da tragitti coerenti, da segmenti in pace tra loro. Un luogo destinato a dissolversi in una fitta drammaturgia di linguaggi spessi e musica materica: alla Fondazione Morra presso il Palazzo dello Spagnolo, o alla Vigna San Martino, il Teatro Sonoro di lunGrabbe ridisegna i punti di vista unici, incrina le prospettive, sgretola il mito nietzschiano del grande stile ma celebra la molteplicità, l'incanto dei toni e quel magico intreccio fatto di suggestioni e misticismo.